È paradossale che non si sia trovato il modo di prorogare i versamenti del 20 luglio 2020, in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale. È quanto affermano il CNDCEC e tutte le sigle sindacali dei commercialisti in un comunicato stampa del 18 luglio. Secondo i commercialisti, vi è una situazione di grande difficoltà che è colpevole ignorare e che si somma alle gigantesche difficoltà economiche che sta vivendo il Paese. Di conseguenza, saranno valutate azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della categoria, quale reazione inevitabile davanti al “muro di gomma” eretto dall’esecutivo nei confronti dei commercialisti italiani.
È quanto hanno dichiarato il CNDCEC e tutte le sigle sindacali dei commercialisti (ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDEC, UNICO) in un comunicato stampa del 19 luglio 2020.
I commercialisti hanno sottolineato come in tal modo il Governo si stia “esponendo a una magra figura”, perché tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare.
In questo periodo di emergenza, si legge nel comunicato, la categoria ha dimostrato ancor di più il senso di responsabilità e la sua insostituibilità, assistendo imprese, lavoratori e famiglie da un lato nelle valutazioni economiche e finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown e dall’altro lato per assicurare loro l’accesso alle diverse misure di sostegno messe in campo dal Governo per l’emergenza, svolgendo in tal modo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese.
Era pertanto ragionevole che le richieste fossero realizzate. Infatti, più volte è stato reiterato l’appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell’IRAP 2020, in scadenza il 20 luglio.
Gli adempimenti straordinari legati all’emergenza Coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio.
Vi è una situazione di grande difficoltà che è colpevole ignorare e che si somma alle gigantesche difficoltà economiche che sta vivendo il Paese.
I commercialisti sono consapevoli delle difficoltà di bilancio che l’esecutivo si trova a gestire e del difficile contesto europeo e internazionale con cui sta facendo i conti anche in queste ore. Ma è paradossale che non si sia trovato il modo, in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale e nell’ambito di manovre che hanno impegnato oltre 80 miliardi di euro in pochi mesi, di garantire la cassa sufficiente per disporre una proroga dei versamenti analoga a quella concessa lo scorso anno, per dare maggior respiro ai contribuenti in affanno.
Di conseguenza saranno valutate azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della categoria, quale reazione inevitabile davanti al consueto muro di gomma eretto dall’esecutivo nei confronti dei commercialisti italiani.